Month: February 2017

Bitcoin, innovazione in Provincia Autonoma di Trento.

Il Consigliere della Provincia Autonoma di Trento, Alessio Manica (Capogruppo provinciale e regionale del Partito Democratico) ha depositato una PROPOSTA DI MOZIONE N. 542/XV per la Promozione dell’uso di bitcoin in Trentino.

Il Testo è il seguente:

Proposta mozione n. 542

Promozione dell’uso di bitcoin in Trentino

Blockchain e Bitcoin sono tecnologie ad accesso aperto che permettono di eseguire e memorizzare transazioni, anche non monetarie, in maniera sicura ed inalterabile. La tecnologia nota come Blockchain, cioè il consenso di rete distribuito che realizza un database permanente e inalterabile è stata pubblicata nel 2008 allo scopo di creare il bitcoin, la prima e più diffusa cripto moneta esistente.

Bitcoin è la prima moneta digitale decentralizzata, valuta digitale che si può trasferire via internet.

Rispetto alle monete classiche, Bitcoin offre diversi vantaggi: possono essere trasferiti direttamente da persona a persona via internet senza bisogno di passare attraverso una banca o altra camera di compensazione; possono essere usati in ogni Paese senza prerequisiti o limitazioni arbitrarie; i costi di transazione sono bassi o in alcuni casi nulli. Una volta acquistati i bitcoin sono conservati in un portafoglio digitale e trasferirli è facile come mandare una mail; si può ormai comprare qualsiasi cosa online e anche in retail fisici attorno al globo. La rete Bitcoin è resa sicura da entità chiamate miner le quali sono incentivate con nuovi bitcoin ad eseguire le verifiche delle transazioni e rendere inattaccabile la rete. Una volta verificate, le transazioni sono tracciate e conservate in un registro pubblico e trasparente su una piattaforma open source.

Il bitcoin è comunemente conosciuto come moneta digitale ma viene sempre più usato anche in altri ambiti, come sistemi di notarizzazione, sistemi per trasferire digitalmente proprietà (smart property) o per confermare la provenienza di un bene (tracciabilità) e in ambito finanziario per garantire pagamenti (smart contract). Questo perché ogni blocco nella blockchain contiene informazioni – contratti, certificati di proprietà di autenticità, prove di transazione – che ne consentono la tracciabilità.

Ogni transazione è sempre fissata nella blockchain e protetta dalla crittografia, quindi riconosciuta e verificabile con certezza e trasparenza. In tal senso la Blockchain tende ad eliminare o ridimensionare enormemente le terze parti, problemi legati ai costi della fiducia e altri costi di transazione.

Per provare a capire l’impatto che la tecnologia blockchain può avere, è possibile confrontarla con l’impatto prodotto da internet. Come internet ha portato un massiccio trasferimento della comunicazione su supporto digitale, la blockchain potrà portare un trasferimento di valore verso il digitale, producendo un enorme impatto economico in tutti i settori ed ambiti inerenti il trasferimento di risorse, possesso e proprietà.

Il fenomeno bitcoin è in continua espansione, come conferma il report CoinDesk 2015. L’aspetto più rilevante è la crescente attenzione verso la tecnologia blockchain da parte di Istituzioni sia politiche che finanziarie, che hanno cominciato a prendere in considerazione le potenziali applicazioni della blockchain. Un esempio di investimenti da parte di istituti finanziari è il caso R3CEV che ha raggruppato 42 banche internazionali in un consorzio che vuole beneficiare delle innovazioni portate dalla tecnologia blockchain. Il valore complessivo delle compagnie di investimento in tale consorzio è di 600 miliardi di dollari.

Anche la crescita in termini di prezzo e di volumi di bitcoin scambiati ha continuato ad aumentare. Lo dimostrano i dati che riguardano gli investimenti fatti da Venture Capital per finanziare start-up operanti nel settore bitcoin-blockchain, passati dai 362 milioni di dollari nel 2014 ai 490 del 2015. Si rileva inoltre una crescente attenzione di aziende finanziarie di prestigio, determinata anche dall’aumento di scambi di bitcoin tra soggetti privati.

Il fenomeno è, sotto il profilo tecnico, sicuramente complesso. Merita quindi vederne anche i risvolti pratici. Il Swiss Federal Council ha recentemente dichiarato che “alla luce della rapida digitalizzazione del settore finanziario, in particolare con riferimento alla tecnologia Blockchain e Bitcoin, si può presumere che i modelli di business si svilupperanno in modi che non sono ancora concepibili oggi”; aggiungendo che per questo il Council “seguirà da vicino gli sviluppi per essere pronto a proporre le modifiche normative eventualmente necessarie.”

Il Sole 24 Ore si è recentemente occupato anche del caso del Comune di Zugo (Zug), in Svizzera, che ha deciso di adottare Bitcoin come moneta per pagare le tasse comunali. Si legge: “La mossa del sindaco di Zugo, tuttavia, non sembra semplicemente proiettata a fare notizia. Il cantone è molto noto per aver attirato, negli ultimi mesi, alcune startup del mondo fintech: da Xapo a Shapeshift a Monetas.”

Bitcoin trova già ampia diffusione anche in Trentino, come dimostrano sia le rilevazioni che l’attenzione della stampa. Merita di essere citato in particolare il caso di Rovereto, oggetto di un recente approfondimento sul mensile nazionale specializzato “Focus”, definita come la “capitale italiana del bitcoin”. Questo in ragione sia della presenza di start-up specializzate in questo settore nate nell’ambito dei programmi di sviluppo della Provincia e Trentino Sviluppo, sia alla luce dei numerosi locali ed esercizi pubblici che accettano i bitcoin come modalità di pagamento.

La Provincia ha negli anni implementato politiche e azioni tese allo sviluppo di un ecosistema dell’innovazione, grazie a politiche pubbliche mirate, al finanziamento di centri e attività di ricerca, al sostegno allo sviluppo di start-up ed imprese innovative, al trasferimento dei risultati della ricerca al mondo dell’innovazione e della produzione. Esistono in tal senso le condizioni strutturali, tecnologiche e cognitive per fare del Trentino un laboratorio anche nel campo delle tecnologie blockchain e bitcoin.

Le applicazioni potrebbero essere molteplici: offrire servizi innovativi ai cittadini, a chi vive e lavora in Trentino; innovare i servizi e le opportunità per i turisti; innovare i servizi pubblici, per esempio nel campo dei pagamenti, degli appalti o dei contributi; attrarre nuove imprese grazie ad una campagna di comunicazione mirata verso la crescente comunità internazionale di “bitcoiners”; incentivare e stimolare nuove start-up innovative operanti nell’industria blockchain ad insediarsi in Trentino; ecc.

Tutto ciò premesso,

il Consiglio provinciale impegna la Giunta

  • a creare un gruppo di lavoro, coinvolgendo Trentino Sviluppo e le start-up con sede in Trentino che si occupano di blockchain e bitcoin, per focalizzare ed approfondire le possibilità applicative di questa tecnologia per il sistema territoriale trentino;
  • ad organizzare, d’accordo con il suddetto gruppo di lavoro, un seminario sul tema Blockchain e Bitcoin coinvolgendo i soggetti rappresentativi della filiera dell’alta formazione, ricerca, innovazione, imprese e dei soggetti operanti nell’ambito delle politiche per il turismo;
  • ad individuare uno o più campi di applicazione e avviare una sperimentazione di utilizzo di bitcoin.

cons. Alessio Manica

Trento, 27 febbraio 2017

 

Auspichiamo che altri Enti Locali inizino questo percorso.

 

Bitcoin: ovvie falsità sulla stampa.

L’innovazione concettuale del bitcoin mette in difficoltà coloro che hanno la pretesa di fare informazione “decente” senza un’adeguata preparazione.

Fino a che vengono pubblicate idee strampalate su un blog non vedo alcun problema, ma quando sul principale quotidiano economico leggo (Banche centrali, guerra ai Bitcoin) provo un certo sgomento.

L’idea alla base dei Bitcoin è stata infatti creare una valuta digitale che fosse indipendente da ogni tipo di autorità o governo nazionale e che permettesse di effettuare pagamenti elettronici a livello globale senza controlli, in maniera istantanea e soprattutto anonima. Tutte cose interessanti per lo sviluppo del commercio digitale globale non agganciato all’altalena dei tassi di cambio e dei tassi di interesse. Ma anche innovazioni da maneggiare con cautela. Anonimato e non tracciabilità sono due caratteristiche che trasformano un mercato in un far west, in una prateria per evasori, riciclatori e bande di criminali che vogliono spostare capitali illeciti senza lasciare traccia, odore o impronta.

Dette affermazioni necessitano di alcuni precisazioni, o meglio, di un invito a studiare, approfondire e comprendere.

  1. L’idea alla base del Bitcoin è quella di creare un sistema che non si basi più sulla fiducia e su enti centrali.
  2. Il bitcoin non è anonimo (il contante è anonimo, le materie prime sono anonime, i titoli al portatore sono anonimi), il bitcoin è pseudonimo. Il bitcoin è come una casella di posta elettronica.
  3. Il bitcoin è tracciabile. Chiedete ad un ragazzino che si sia preso la briga  di leggere qualche blog informativo per saperlo.
  4. L’affermazione che il mercato è una prateria per evasori, riciclatori e bande di criminali è (come sempre) apodittica e assiomatica. Chi sarebbero gli “evasori”? Ed i “riciclatori”? E quali sarebbero le “bande di criminali”? Basta leggere il rapporto Antiriciclaggio dell’UIF per rendersi conto che solo in Italia e solo nei primi sei mesi, sono stati versati (non usati, ma versati) oltre 94 MLD di euro in contanti.
  5. Infine, basta avere letto qualche pagina di un libro di economia for dummies per fare due banali conti per dimostrarne l’assoluta incongruenza. Qualora lo 0,1% della stima dei flussi mondiali di capitali illeciti (nella sola Italia la stima dell’Economia illegale e criminale si attesta sui ~ 200 miliardi di euro annui, fonte ISTAT) utilizzasse il bitcoin, è agevole comprendere come vi sarebbe una pressione sulla domanda di acquisto di bitcoin molto elevata che farebbe schizzare verso l’alto il prezzo. Da qui la contraddizione: (i) il prezzo del bitcoin è totalmente slegato dalla domanda, ovvero (ii) l’economia illegale non usa bitcoin bensì i contanti.

Ma il problema non si arresta a queste affermazioni, ma esonda.

In Italia se ne parla poco a livello ufficiale, ma non tra le istituzioni. Banca d’Italia e Consob hanno messo sotto stretta sorveglianza l’intero mercato della valuta digitale monitorando soprattutto il suo uso negli acquisti di beni e servizi: la diffidenza degli italiani nell’uso della carta di credito, in questo senso, non sembra estendersi al portafoglio dei Bitcoin.

La carenza di conoscenza  diventa imbarazzante, dato che Banca d’Italia si è distinta per essere innovativa e proattiva (i documenti cui si fa riferimento sono del Gennaio 2015, oltre due anni fa) e la stessa Banca Centrale Italiana ha tenuto un interessante  Convegno nel Giugno 2016, cui si rimanda.

Di tenore analogo è un documento riservato di un’authority nazionale di cui si conosce in realtà ben poco: la Italian Financial Intelligence Unit. (…) «La task force italiana – spiega ancora la Bce – ha diffuso una circolare in cui mette in guardia le banche sull’uso anomalo delle monete virtuali: gli intermediari devono segnalare immediatamente le operazioni sospette in Bitcoin e le transazioni che potrebbero nascondere non solo il riciclaggio di denaro, ma anche il finanziamento di gruppi terroristici».

Diventa difficile seguire questo ragionamento su un presunto documento (anche per la costruzione lessicale) dato che, in realtà,  in Italia esiste la Unità di Informazione Finanziaria (UIF). L’UIF ha emesso un documento (in data 01.02.2015) denominato “Utilizzo Anomalo di Valute Virtuali” che è pubblico e di facile comprensione che non dice quanto asserito.

 

Ciò sarebbe sufficiente per dimostrare la pochezza di approfondimento e l’uso di strutture concettuali obsolete, ma la fine dell’articolo diventa paradossale per l’insieme di banalità non supportate da alcuna evidenza scientifica, ma esclusivamente basate su concetti che il bitcoin intende superare.

Il secondo passo, è trasferire il denaro reale dal proprio conto bancario a quello aperto in Bitcoin, operazione non monitorata in quanto originata su piattaforme nazionali. E qui nasce il problema. Non potendo più essere tracciato (non c’è più intermediario bancario vigilato a registrare le transazioni), il titolare del conto trasferisce indisturbato il patrimonio in Bitcoin su un altro conto personale (aperto negli Usa o in Europa) intestato a parenti o soggetti terzi compiacenti o addirittura complici: a operazione avvenuta, i Bitcoin cambiano paese di residenza e giurisdizione, lasciando al proprietario la possibilità di scegliere il momento giusto per spenderli o cambiarli in altra valuta.

Alla fine della giostra, i capitali hanno preso il volo con destinazione ignota, e l’intera operazione non lascia traccia né sui radar delle autorità finanziarie n di quelli dell’antiriciclaggio o di controllo sull’esportazione di capitali.

Prove certe sulla relazione tra le distorsioni e le oscillazioni di prezzo dei Bitcoin e le manipolazioni valutarie e finanziarie che si consumano dietro la valuta digitale ancora non esistono. Per ora solo le autorità di vigilanza cinesi hanno trovato una correlazione tra il boom dei Bitcoin e la fuga di capitali dalla Cina: il balzo del volume delle transazioni in Bitcoin e la caduta dello yuan hanno un comune denominatore nelle tensioni finanziarie internazionali che generalmente alzano tensione e polverone tra Governi e sul mercato dei cambi.

L’autorevolezza di chi scrive si nota anche dall’attenzione con cui utilizza i termini. Preciso che il termine Bitcoin con la “B” maiuscola, viene utilizzato per descrivere il protocollo e con la “b” minuscola per l’unità di conto (bitcoin).

Nessun conto viene aperto né può essere aperto, ma l’utente può esclusivamente creare un indirizzo su cui vengono inviati bitcoin, indirizzo che è generato da  una chiave privata (che costituisce l’elemento con cui i bitcoin vengono successivamente inviati ad altro indirizzo).

Quindi nessuno apre conti, nessuno intesta fiduciariamente o tramite prestanome o complici, ed i bitcoin non cambiano né Stato né Giurisdizione perché non sono in nessuno Stato né in alcuna Giurisdizione.

Diventa pertanto impossibile seguire l’iperbole del giornalista, che si avventura in un terreno per lui inesplorato e senza alcuna mappa, dato che tace in merito agli approfondimenti svolti in Unione Europea e prescinde addirittura dallo Schema pubblicato da parte del Dipartimento del Tesoro in merito all’introduzione della IV Direttiva Antiriciclaggio che contempera i bitcoin (valute virtuali).

 

Il bitcoin è un nuovo paradigma che disintermedia le transazioni attraverso la creazione di un protocollo che non si basa sulla fiducia.

La conclusione ad effetto dell’articolo diventa incomprensibile per chi si occupa di tali strumenti, se non alla luce delle false ovvietà lette sopra.

Il problema, è che a fare le spese di queste dinamiche opache e speculative non è solo la credibilità delle istituzioni, ma anche il piccolo investitore che in buona fede compra Bitcoin pensando al futuro radioso della tecnologia finanziaria. Ma senza regole appropriate, reale o digitale che sia fa poca differenza: è solo gioco d’azzardo 4.0.

A quanto mi risulti non vi è alcun promotore di investimento in bitcoin (semmai in valuta virtuale centralizzata, ma li è un’altra storia), nessun fondo speculativo in bitcoin (il fondo dei gemelli Winklevoss è ancora in attesa di approvazione), nessuna dinamica opaca (il tutto è sempre e continuamente tracciabile sulla blockchain) e chiunque investa in bitcoin è assolutamente consapevole dei rischi che assume.

Personalmente mi stupisco di come il principale giornale economico italiano abbia inteso dar voce senza alcuna verifica né controllo sul contenuto di quanto pubblicato oggi, ma non voglio pensare che questo possa inserirsi in una strategia di demolizione e demonizzazione.

Stefano Capaccioli

Bitcoin: leggende, incompetenza e menzogne.

COINLEX.

Ultimamente il bitcoin sta tornando di moda sui giornali e sui siti di informazione.

Alcuniopinionisti, ahimè, non brillano percompetenza o per etica professionalee hanno l’assoluta necessità di visibilità, talvoltacon la tecnica del click-baitingpiuttosto che attraverso un’analisi seria e competente.

Le bestialità che ho dovuto leggere in questo ultimo periodo non meritano alcuna risposta: bitcoin quale moneta dei criminali, bitcoin e cryptolocker, bitcoin non tracciabili e bitcoin e riciclaggio, etc.

Non rispondo perché ritengocoloro che hanno posto in essere tali affermazioni né analisti né opinionisti.Non per altro, tutti questi “studi” si basano su impressioni personali piuttosto che su fatti, evidenze o approfondimenti.

Non voglio dire che non sono possibili e che in astratto non possano esistere tali evidenze o comportamenti, ma la demonizzazione fatta a tutti i costi ed in maniera intellettualmente disonesta, mi disturba.

Disturba perché sono oltre tre anni che studio il fenomeno, con dati, riflessioni, approfondimenti e…

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Bitcoin: Agenda Regolamentaria

INTERVISTA di Simona Macellari, Associate Partner, The Innovation Group a Stefano Capaccioli, Dottore Commercialista

Ho discusso del tema con Stefano Capaccioli, Dottore Commercialista, qui di seguito la sintesi della discussione

I sistemi di valuta virtuale decentralizzati e i protocolli delle cripto valute (quali bitcoin) pongono sfide inimmaginabili che necessitano di risposte che tengano in considerazione lo sviluppo tecnologico e la tendenza alla decentralizzazione e disintermediazione in corso.

L’innovazione portata nel sistema finanziario è iniziata in maniera elitaria e sovversiva, solleticando prima gli interessi dell’intelligence, poi gli organismi internazionali, gli investitori ed infine, mantenendo una presenza sul mercato, anche del pubblico.

(…) continua su http://www.theinnovationgroup.it/research-news/newsletter/voci-dal-mercato/bitcoin-agenda-regolamentaria/?lang=it